Descrizione
Itinerario di particolare significato che unisce all'amenità dei paesaggi agrari e naturali l'incontro con due edifici di notevole valore storico-architettonico e museologico: Villa Mantua Benavides, subito all'inizio, e Villa Beatrice, sulla sommità del monte Gemola.
Il percorso, lungo circa 5 Km, non presenta difficoltà ed è consigliabile in ogni stagione.
A percorrerlo ci si impiega, escluso il tempo da dedicare alle ville, poco più di due ore.
Da Villa Mantua Benavides, passando sotto il bel campanile della parrocchiale di Valle San Giorgio, si sale per la comoda strada asfaltata che ricalca un percorso antico, posto al bordo di un largo pianoro calcareo.
La trama dei seminativi, dei prati e dei vigneti, arricchiti da olivi, ciliegi, fichi e mandorli crea un paesaggio particolarmente gradevole e riposante. Suggestivo, dall'altra parte, il colpo d'occhio sul versante boscoso del Cero che cala ripido e regolare sulla vallata, armoniosamente coltivata, che si allarga verso il canale Bisatto e la contrada della Piombà.
Superato il bivio, che sulla sinistra porta al borgo di Cornoleda, si incontrano alcune roverelle di ragguardevoli dimensioni, mentre sulla destra un imponente edificio padronale domina il ripiano coltivato. Ora la strada taglia un affioramento di marna e, accompagnata da una riva di salici da legacci, giunge all'incrocio della fonte del Pissarotto del Tòrmene, descritto nel "Percorso delle Fontane". Continuiamo in dolce salita passando a lato di abitazioni rurali cinte da belle siepi di ligustro e acero campestre.
La strada asfaltata termina presso una scura formazione di tufi basaltici, appartenenti alla prima fase vulcanica dei colli Euganei. Cespugli di ginestre, rosa di macchia, pruno selvatico, biancospino, sicomoro, gelso e alberi del paradiso, ingentiliscono l'affioramento roccioso. Ora la strada sterrata sale tra cortine arboree formate da robinia, ailanto, roverella, olmo, acero, con cespugli di biancospino e ligustro. Compare il muro che chiude le pertinenze di villa Beatrice, poco dopo una rampa erbosa, attraverso un cancello in ferro, porta a una luminosa radura, dove, sotto la costa del monte, vediamo la bella fonte delle Fontanelle - descritta nel "Percorso delle Fontane" - di là passeremo nel percorso di ritorno. La strada riprende a salire attraversando terreni scuri, originati da colate di basalto. In breve arriviamo sulla sella tra i monti Rusta e Gemola, dove convergono, oltre alla nostra, la via per monte Fasolo e la strada che sale da Cinto o da Fontanaftedda partendo dal passo del Brajo. Giriamo a sinistra entrando in un viale di mandorli che porta verso il prato-posteggio di villa Beatrice. Sulla scarpata erbosa notiamo l'affioramento di scure rocce basaltiche, curiosamente punteggiate da piccole cavità sferoidali riempite da minerali chiari (Calcite, Nattolite, Analcime), che i geologi scherzosamente, con felice intuizione,chiamano "basalto a risetti di monte Gemola".
Superato il parcheggio una rampa ombreggiata sale al portale d'ingresso aperto sull'angolo della cinta muraria. Oltrepassato l'arco un luminoso corridoio ci introduce ad uno dei luoghi piu suggestivi dei colli Euganei che, seppur trasformato profondamente, ha mantenuto un carattere di mistica serenità per la posizione isolata la sobrietà dell'architettura e l'atmosfera di pace che vi regna.
Il complesso monumentale, di proprietà della Provincia di Padova, è aperto al pubblico che può visitare all'interno due semplici ma piacevoli mostre didattiche sulla flora e la fauna del territorio euganeo. Dallo spiazzo che fu il brolo della villa e dai prati sul retro, si gode uno splendido paesaggio a volo d'uccello sopra le assolate ondulazioni calcaree che da Valle San Giorgio salgono a monte Fasolo, dominato dall'imponente massa boscosa del Venda. Dal cortile antistante la facciata osserviamo in primo piano il cono regolare di monte Rusta, dietro al quale spunta il fianco del Vendevolo; a ponente la costa coperta di vigneti scivola dolcemente verso Cinto Euganeo disteso alla base del suo bel monte che si alza armonioso proprio in faccia alla villa.
Terminata la visita del complesso monumentale e delle mostre naturalistiche (30-45 minuti), passando a lato della casa del custode, iniziamo la discesa per un sentiero che presto entra nel bosco e cala, compiendo alcuni tornanti, fino a sbucare sul fresco prato della Fontana: piacevole il colpo d'occhio sulle aride gobbe calcaree del fianco meridionale di monte Fasolo. Attraversato il prato e superato un cancelletto si rientra nella boscaglia mista a robinie, carpini, roverelle e castagni; seguendo il classico segnavia bianco e rosso del CAI scendiamo dolcemente fino ad un ampio ripiano luminoso tenuto a viti. Aggirato verso sinistra il vignale e attraversato il prato, da tempo incolto, ci si accosta ad un boschetto: ne seguiamo il limitare verso destra trovando, presso un piccolo olivo, una stradina che scende. Raggiunta in breve la carrozzabile sterrata la seguiamo in discesa giungendo alla fonte del Pissarotto del Tòrmene, dal lato dell'abbeveratoio. Da qui, facendo a ritroso il tratto iniziale, ritorniamo al punto di partenza.